Verona Sociale

 “A colloquio con Daniele Novara: quali le cause dell’eccesso di neuro diagnosi infantili?”

“A colloquio con Daniele Novara: quali le cause dell’eccesso di neuro diagnosi infantili?”

In una manciata di anni nella scuola sono triplicati i bambini con una diagnosi di Dsa (disturbi specifici dell’apprendimento), raddoppiati quelli con una certificazione di disabilità ex legge 104 e aumentati molto i Bes (bisogni educativi speciali).

In pratica 1 bambino su 4, alle elementari, ha una qualche forma di diagnosi.

Per provare a dare una risposta a questa domanda, Tuttoscuola  ha realizzato un webinar gratuito dal titolo “A colloquio con Daniele Novara: quali le cause dell’eccesso di neuro diagnosi infantili?” a cui ha partecipato anche l’Assessore Anna Lisa Tiberio del Comune di Villafranca di Verona che ha invitato molti docenti del suo territorio.

Novara  ha dedicato ampio spazio alla scuola. “C’era una volta il bambino difficile a scuola ora c’è la diagnosi neuropsichiatrica. – dice – La rinuncia educativa sembra essere una sorta di profonda combinazione tra la paura dei genitori rispetto alle proprie responsabilità e la stanchezza della scuola nel momento in cui si dovrebbe impegnare in favore di quegli alunni che proprio più di altri hanno bisogno di aiuto”.

Il momento, insomma, è difficile per tanti motivi. Ma non bisogna disperare. Novara, proprio nell’ultimo capitolo di un suo libro, lancia  idee “per una nuova alleanza fra le generazioni e per restituire il futuro ai bambini” tra cui

  •  creazione di un presidio pedagogico in ogni scuola
  • forme di sostegno psicologico alle mamme che hanno avuto un parto critico
  • rendere l’adozione più semplice
  • un bonus pedagogico per i genitori
  •  sostegno economico per le famiglie che hanno figli
  • scuola dell’infanzia obbligatoria
  • sostenere la professionalità dei docenti e destinare spazi ai ragazzi
  • Diagnosi affrettate sui bambini, il problema è la fragilità dei genitori”.

“Daniele Silvestri, con il suo brano “Argentovivo”, ha acceso le luci del dell’opinione pubblica su chi ha sempre voglia di dirti come dovresti essere per non essere sbagliato. E’ facile rivedere nel testo i tanti casi di diagnosi – molto spesso infondate – che etichettano gli alunni della scuola di oggi. Basta pensare al significativo aumento delle certificazioni nelle scuole dell’infanzia di Milano, giusto per riportare un caso recente che rende l’idea del problema”. Così il noto pedagogista Daniele Novara, uno tra i più autorevoli pedagogisti italiani.

“Sono passati quarantadue anni da quando, nel 1977, l’Italia decise di chiudere le classi differenziali e di svuotare le scuole speciali (Legge 517/77)”, ricorda Novara.

“Con questa Legge – che arrivò ancora prima della chiusura dei manicomi – abbiamo abolito le classi differenziali. Quelle dove venivano concentrati i bambini con disabilità, in genere con ritardo cognitivo, introducendo l’insegnante di sostegno, da affiancare agli alunni in difficoltà”.

A fronte di questa eccellenza, però, negli ultimi 15 anni ha visto un largo utilizzo la Legge 104 (sulla tutela alla disabilità). Siamo passati da un’attenzione di fatto concentrata su down e neurolesi alla nascita a una morbosa inclinazione alla diagnosi verso tutti i bambini con difficoltà comportamentali o emotive.

Creando, quindi, un raddoppio del tutto ingiustificato di certificazioni scolastiche di disabilità grave su base neurodiagnostica, utilizzando il DSM V e l’ICD 10. Ed ecco una sensazione di epidemia di disturbi neuropsichiatrici tra bambini e ragazzi. Anche i DSA (alunni con dislessia, disgrafia ecc…) rientrano in queste classificazioni neuropsichiatriche.

“Finisce così che in alcune classi un bambino su tre se, non due su cinque, abbiano una neuro-certificazione a stigmatizzarlo”, rileva Novara. “Se a questi aggiungiamo gli alunni BES (bisogno educativi speciali), finisce che, in alcune classi, i bambini con un’etichetta arrivino ad essere più della metà”.

Di fatto, non esiste più il cosiddetto “bambino difficile” che rappresentava una sfida per gli insegnanti e i compagni. Il disturbo neuropsichiatrico ha sostituito la naturale gestione degli alunni problematici.
“Anche i vivaci stanno scomparendo. Anche loro sottostanno a controlli e sono spesso etichettati sotto la sigla di ADHD (che significa ipercinetismo, nel linguaggio comune). In realtà, sono quasi sempre diagnosi sui comportamenti e sulle emozioni, raramente su veri deficit fisiologici. Il rischio delle etichettature è molto, molto forte”, aggiunge il pedagogista, “così come quello dei falsi positivi neurodiagnostici”.

Molti  esami non hanno né regolamentazione né norme che tutelino gli alunni e finiscono per creare indebita apprensione nei genitori. Da queste visite, spesso fatte da centri privati, si generano inevitabili richieste di altri controlli che provocano ulteriore ansia e tensione.

E, addirittura, a volte sfociano in certificazioni inutili e premature. In realtà, il problema vero – oggetto del mio libro “Non è colpa dei bambini (ed. Bur Rizzoli)” – è la naturale e fisiologica immaturità dei piccoli che non va confusa con un disturbo neuropsichiatrico. La differenza infantile è un valore da tutelare, la base per una vita sana e sicura. Viceversa, i bambini finiscono in un corto circuito emotivo da cui uscire è difficile. Un esempio: la rabbia infantile. Aspetto che, tra tutti, è quello più sottoposto a equivoco diagnostico. Ma il bambino arrabbiato è sostanzialmente normale dal punto di vista psicoevolutivo. Confondere la rabbia con disturbi patologici è pericoloso”

Senza dimenticare “la caccia allo spettro autistico, con diagnosi incerte e generiche che creano depressione nei genitori perché veicolate con la falsa affermazione che di autismo non si guarisce.

L’accentuazione della diagnosi è spesso mirata a ottenere con più facilità l’insegnante di sostegno, danneggiando così i bambini che si ritrovano false etichette appiccicate”, spiega Novara. “Ribadisco un concetto che ripetiamo sempre al Cpp, (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti). Un problema educativo c’è: la fragilità dei genitori.

Un aspetto che sta creando difficoltà sfruttate da centri privati che si propongono in termini salvifici ma che, in realtà, fanno fare solo percorsi dispendiosi, stressanti e inutili a genitori e bambini. E, a volte, finiscono per peggiorare la condizione del piccolo.

Dobbiamo ricordare che il genitore è il titolare dell’educazione del figlio: lo si deve aiutare in questo cammino. E’ lui, il genitore, che ha l’ultima parola sulle diagnosi verso la propria creatura”. I genitori diventano la vera risorsa dei figli se aiutati adeguatamente nell’organizzazione educativa. E’ la competenza dei genitori da rafforzare, come facciamo con le Scuole Genitori e con gli sportelli pedagogici.

Da qui, un invito ai genitori da parte di Novara: “Resistete a questa ondata di etichettature neuropsichiatriche che partono solo da normali differenze infantili. Meglio avere più attenzione educativa a: tutela del sonno infantile; gestione delle regole; sospensione di urla e punizioni; mantenimento del proprio ruolo educativo adulto senza mettersi alla pari o voler fare gli amiconi, evitare gli eccessi di promiscuità (bambini nel lettone dopo i 3 anni, bacio in bocca, utilizzo comune del bagno dopo una certa età…); uso limitato dei video schermi. Riconosciamo nell’irriducibilità infantile la meraviglia della plasticità mentale che crea le basi della crescita umana”.

 La dottoressa Anna Lisa Tiberio, in veste anche di Assessore all’Istruzione, dichiara “di essere sempre stata sensibile ai temi proposti ma rileva anche che sul territorio veronese altissima è l’attenzione e la professionalità a tutela del mondo dell’infanzia. Tutte le Reti istituzionali e degli Enti preposti funzionano con grande professionalità e sono di grande supporto al mondo  genitoriale e della scuola. Numerose sono gli educatori e i docenti che  lavorano insieme per garantire una continuità educativa tesa a mettere al centro il bambino con il suo mondo emozionale e relazionale. Mi attiverò sempre di più per promuovere percorsi di sensibilizzazione, informazione e formazione sui temi proposti ma sempre con spirito costruttivo e collaborativo che ritrovo in chi crede fortemente che l’infanzia va protetta. Ogni scelta amministrativa deve mettere al centro questo Mondo  e i grandi valori umani  che promuove. importante sarà investire sempre di più in attività di ricerca nelle nostre Università sui temi affrontati”.

G.R.

 

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