Verona Sociale

Condannato a morte per i diritti delle donne. Bitto “a Verona nessuno ne parla”.

Una condanna a morte per aver insegnato a scuola l’importanza dei diritti delle donne. Juanaid Hafeez un professore di soli 33 anni del Pakistan verrà impiccato per essere stato “blasfemo”, succede nel 2020 in un paese dove le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. La petizione “Non impiccate il professor Junaid Hafeez” per sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di evitarne la pena capitale è stato pubblicato sul sito Change.org da parte di Helen Haft una collega ricercatrice universitaria americana.

A sollevare la questione a Verona è Francesco Bitto, Portavoce Regionale dell’Ente del Terzo Settore A.N.A.S. (Associazione Nazionale di Azione Sociale) che ha la sede centrale per il Veneto proprio nella città scaligera e che conta una decina di sedi in provincia.

“ A Verona si parla molto di violenza sulle donne ma c’è un uomo che è stato arrestato nel 2013, e da allora è stato sempre recluso in isolamento, che adesso è stato condannato a morte per aver parlato con i propri studenti di diritti delle donne e nessuno ne parla” dichiara Bitto e continua “si sente dire spesso che le cose cambieranno quando saranno gli uomini i primi a difendere i diritti delle donne ed oggi un uomo viene condannato a morte per averlo fatto e non si fa nulla per smuovere l’opinione pubblica”.

L’Associazione ANAS ha affrontato spesso nella provincia scaligera il problema della violenza di genere valorizzando, anche con riconoscimenti pubblici, il ruolo delle donna che nella società si sono distinte, non ultimo un Convegno sulle donne che con coraggio si sono messe contro la n’drangheta, evento di qualche mese addietro.

Bitto conclude “Auspico che quantomeno le associazioni del territorio che trattano il tema violenza sulle donne, le amministrazioni locali e il mondo scuola parlino del Prof. Juanaid Hafeez al fine di smuovere l’opinione pubblica fino magari ad arrivare ai vertici del nostro Governo per impedire l’esecuzione di questa allucinante condanna”.

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