Si è svolta nel pomeriggio, in sala Arazzi di Palazzo Barbieri, la cerimonia di consegna di una pergamena di riconoscimento, da parte della città di Verona, al poeta, saggista e narratore Sebastiano Saglimbeni, per le molteplici attività letterarie.
Il tributo di stima, conferito dal sindaco Damiano Tommasi e dall’assessora alla Cultura Marta Ugolini, rappresenta un segno speciale di onorificenza riconosciuto ad un uomo che, con la sua opera, ha dato vita a una ininterrotta azione creativa.
“Erede della cultura popolare siciliana e del patrimonio intellettuale della Magna Grecia – si legge nel testo dell’onorificenza – ha saputo reinterpretare i fermenti esistenziali contemporanei, in particolare dei luoghi incontrati ed in cui ha scelto di vivere da oltre mezzo secolo, onorando così Verona ben oltre i confini nazionali”
“Al concittadino Sebastiano Saglimbeni – hanno sottolineato il sindaco Damiano Tommasi e all’assessora Marta Ugolini – la città di Verona augura che continui a produrre gemme del suo sapere letterario e regali nuove emozioni con la sua fertile attività creativa”.
Durante la cerimonia, in una sala gremita, sono stati letti alcuni degli scritti letterari del Saglimbeni da parte della professoressa Elisa Zoppei.
SEBASTIANO SAGLIMBENI, NOTE BIOGRAFICHE
Sebastiano Saglimbeni nasce a Limina, in provincia di Messina, nel 1932. Dopo la laurea in lettere, si dedica all’insegnamento in comuni siciliani e, dopo essere stato a Treviso e a Pordenone, arriva a Verona nel 1968, dove sceglie di vivere, a parte una parentesi a Milano. Dai banchi della scuola, Saglimbeni, si innamora della parola, strumento del comunicare, del narrare, capace di costruire relazioni umane.
E’ la conoscenza, attraverso lo studio e l’acquisizione di un ricco lessico che permettono il riscatto dalle precarie condizioni di una originaria zona rurale povera, mai dimenticata.
Nella sua vita, non è mai stato fermo con la penna, con la macchina da scrivere, ora con il computer; l’uso della parola è il suo pane quotidiano, ancora adesso.
Scrive fin da giovane, sempre, ininterrottamente e, da quanto sappiamo e leggiamo della sua nuova produzione letteraria e poetica, dobbiamo pensare che continuerà a comporre ancora e a presentarci ulteriori pubblicazioni. E’ recente, infatti, la pubblicazione di una nuova silloge di racconti brevi “Memoria cara” edita da Scripta edizioni.
Le sue molteplici attività testimoniano la sua fervida capacità creativa, non si è certo risparmiato. Sebastiano Saglimbeni è stato docente di lettere nelle superiori, si è impegnato come narratore, poeta, saggista, traduttore.
Ha fatto per 15 anni l’ editore (con la sua casa editrice “Edizioni del paniere”, ha pubblicato circa cento titoli, da Saffo a G. Ritzos, a C. Baudelaire a W. Whitman, ecc., ha editato e diretto la rivista culturale “Mondo Nuovissimo” per molti anni con prestigiose collaborazioni del calibro di Giorgio Saviane, Giovanni Comisso, Michele Prisco, ecc.).
Come giornalista pubblicista ha collaborato con La Gazzetta del Sud, L’Ora di Palermo, La Gazzetta di Mantova, L’Arena di Verona e molti altri periodici, per alcuni dei quali ancora scrive ed invia articoli ed elzeviri. Collabora anche con le pagine culturali de L’Adige di Verona e con periodici online siciliani e lombardi.
A 18 anni scrive le sue prime liriche. Nel 1961 ad Ancona viene pubblicata una silloge di sue liriche : “E non ho pianto”. Nel 1965 esce un’altra raccolta di poesie dal titolo “I Martiri hanno l’acqua in bocca/ Le favole e la guerra” con prefazioni di Franco Giacobbe e Giovanni Comisso.
Successivamente nel 1969 esce, edito a Pordenone, “Resistenza alla terra gibbosa”, dichiarato di “un realismo caustico ed aggressivo” e poi “Catàbasi e lezione di umiltà” edita nel 1977 e riedita nel 1979 da Guanda con la prefazione di Paolo Volponi.
Con questa silloge nel 1977 è tra i tre finalisti del premio Viareggio di Poesia, gli altri sono i poeti Roberto Sanesi e Tommaso Landolfi che vince. Con la casa editrice Guanda pubblica, nel 1984, “La volta del libro” con l’ introduzione del poeta Roberto Sanesi.
Da molto tempo Saglimbeni è studiato nelle scuole. E’ stato inserito in alcune antologie scolastiche e tra queste, “Scuola aperta” della Nuova Italia, curata da Carmelo Sambugar.
Pubblica ancora due nuove sillogi, nel 1990 “Chronicon” con prefazione di Giulio Galletto, nel 2012 “Suavis domina” con prefazione di Mario Geymonat edita a Verona da QuiEdit e a Caracas, in Venezuela, dalla casa editrice Editorial Melvin. Nel 2020 il sito della Associazione Concetto Marchesi gli pubblica altre due nuove raccolte poetiche, “Estremi bagliori del tramonto” e “Lamento e versi”.
Pubblica anche prose con la casa editrice Pontenuovo di Bologna dal titolo “I Domineddio” nel 1966 e nel 1973 il romanzo “La ferita del nord” con l’editore Guanda, e nel 2002 il libro “Cronache del Poeta” con l’editore Bonaccorso, che, precedentemente, nel 1992, gli pubblica versi in un libro dal titolo “Poeti in Verona”, poesie di Sebastiano Saglimbeni, Franco Verdi, Nico Buono, Arnaldo Ederle e Antonio Seracini.
Come saggista produce altre pubblicazioni, una su Federico Garcia Lorca nel 1986 con la sua casa editrice, ristampato a Caracas nel 1988 dalla Editorial Melvin con illustrazioni di Ernesto Treccani, e sempre con la sua casa editrice e sempre con le illustrazioni dell’ amico Treccani nel 1991 pubblica “Il Fiore e l’ intenso – Il garofano di Elio Vittorini”, saggio citato da altri critici letterari.
Successivamente pubblica nel 2004 una raccolta di versi, dai classici antichi ad oggi, sul vino dal titolo “Larga Vina”, e “Mal di caffè” nel 2005, entrambi con PianetaLibro Editori ed altri due ancora con QuiEdit nel 2011, “In equum ascendere” e “Des Amis”.
A proposito di Saglimbeni , il giornalista e storico Guido Gerosa, su Il Giorno del 24 agosto 1986, ha scritto, tra l’altro, che “…ha questo di straordinario, non è mai pago della sua ricerca, è innamorato della parola e dell’uomo, insegue la Storia e il Sogno”, facendo riferimento al fondatore delle Edizioni del paniere, la sua casa editrice, con la quale ha pubblicato, come curatore, “L’epistolario dal carcere di Francesco Lo Sardo” e “I discorsi” pronunciati dal 1948 al 1957 alla Camera dei deputati dall’umanista Concetto Marchesi.
Ma non è finita qui…Particolare successo ha ottenuto la sua attività di traduttore. Nel 1994 Newton Compton gli pubblica le traduzioni di “Le Bucoliche” di Virgilio e nel 1996 “Le favole” di Fedro che vengono rieditate molte volte, recentemente è uscita la settima ristampa. Traduce nel 2002 per l’Associazione Concetto Marchesi editore “Le Georgiche” di Virgilio, pubblicate in sole 500 copie numerate. Nel 2013 traduce versi scelti tra i sei libri del “De rerum natura” di Lucrezio, per la Biblioteca Cavallaro. Il sito della Associazione Concetto Marchesi ha inserito recentemente la sua traduzione (durata molti anni) dei 12 libri dell’ Eneide.
Tralasciando molte sue collaborazioni con periodici letterari, partecipazioni a raccolte poetiche, scritti su giornali e riviste, va ricordato che moltissimi hanno scritto di lui, tra questi, a parte quelli sopra citati, Giulio Nascimbeni, Ugo Ronfani, Giovanni Sarubbi e il premio Nobel, Salvatore Quasimodo.
Alla domanda perché la scelta di vivere a Verona risponde: “Verona mi ha accolto bene, mi ha donato amicizie, buone relazioni umane ed è una bellissima città”. Alla domanda che cosa abbia voluto rappresentare con la sua molteplice produzione letteraria risponde prontamente: “Sono una testimonianza della cultura contadina delle mie terre sicule da cui provengo”. In qualche modo si avverte, ma non vi è dubbio che, nel leggere alcune sue pagine, sia anche erede della grande cultura classica della Magna Grecia in cui è cresciuto e di cui si è alimentato con i suoi studi di una vita, e sia espressione di quell’affascinante crogiolo di culture mediterranee che è la Sicilia, anche se, inoltre, ha saputo cogliere e reinterpretare parte del patrimonio conoscitivo e creativo di dove vive qui al nord.
Sebastiano Saglimbeni è stato tradotto in Spagnolo, Russo, Greco e Francese.