La nuova variante Omicron allaga l’Italia e le regioni

Proveniente dal territorio africano, la nuova variante Omicron del Coronavirus «avanza rapidamente in Italia» e anche con «forti differenze regionali». Riguardo ai dati che saranno sottoposti all’attenzione della cabina di regia del governo prevista per giovedì 23 dicembre, l’Adnkronos Salute si va da situazioni dove la variante avrebbe già raggiunto l’80% ad aree in cui risulterebbe pertanto quasi del tutto azzerato. A parer dell’Ansa, la diffusione della variante Omicron in media in Italia sarebbe attorno al 28%, un dato piuttosto significativo se si considera che la scorsa settimana si era allo 0,19%. I primi numeri venuti a galla dalla flash survey dell’Istituto Superiore di Sanità, incentrata appunto sull’analisi della prevelanza di Omicron nel nostro paese, saranno comunque alla base delle nuove possibili restrizioni che il governo Draghi si appresta a varare prossimamente licenziando l’ennesimo decreto-legge contenente misure anti-Covid.
A riguardo della variante Omicron: «Una nuova tempesta sta arrivando». E per l’appunto il governo Draghi sta preparando la stretta. In queste ore si stanno facendo diverse ipotesi, alcune delle quali particolarmente drastiche, altre molto meno impattanti. Ciò che è dato per scontato è prima di tutto la riduzione della durata del green pass da vaccinazione, in quanto ad essere ampiamente condivisa è, sotto il profilo scientifico, la progressiva riduzione del livello di protezione data dai vaccini dopo i primi 5 mesi. Il certificato verde dovrebbe quindi essere portato ad avere una validità tra i 5 e i 7 mesi, l’ipotesi più probabile è che si colga nel mezzo e lo si faccia durare 6 mesi. Ciò varrebbe però solo in Italia, poiché per i viaggi all’estero, in teoria, la Commissione europea ha ribadito nelle scorse ore che la durata dei 9 mesi per l’Eu Digital Covid Certificate, ovvero il green pass, risulta essere vincolante per gli Stati membri.
Altra questione di cui si discute nel governo è l’introduzione dell’obbligo di utilizzo della mascherina all’aperto anche in zona bianca. In realtà sarebbe già previsto l’obbligo nel momento in cui si verifichino situazioni di affollamento, ma come ha ricordato ieri in conferenza stampa lo stesso premier Mario Draghi, in zona bianca nessuno sta rispettando tale disposizione già vigente. Si tratterebbe, pertanto, di riscrivere eventualmente una norma già in vigore per renderla più esplicita e, dunque, anche più efficace. In tema di mascherine, ulteriore modifica potrebbe però derivare dal tipo di dispositivo richiesto: si parla infatti dell’ipotesi di rendere obbligatorie in alcuni contesti particolarmente affollati le mascherine Ffp2, le quali darebbero maggiori garanzie di protezione.
Un tema molto delicato che lo stesso premier Draghi non ha però affatto escluso, è quello relativo all’imposizione anche ai soggetti vaccinati dell’obbligo di tampone negativo, oltre all’esibizione del super green pass, per avere accesso ad alcune situazioni e contesti, quali discoteche, feste, forse persino concerti e luoghi dello spettacolo quali cinema e teatri. Il discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi ieri in conferenza stampa ha, di fatto, lasciato intendere che la misura potrebbe non riguardare le persone vaccinate con tre dosi, bensì solo quelle che hanno sinora ricevuto le due somministrazioni e sono in attesa della terza, oppure non l’hanno ancora prenotata. Il che, evidentemente, funzionerebbe anche come “incentivo” alla terza dose. D’altro canto, la misura rischia però di generare un sentimento di sfiducia nei confronti della vaccinazione in chi, magari già con qualche incertezza antecedente, aveva comunque adempito alla campagna vaccinale a fronte delle restrizioni imposte in precedenza. Resta connessa a tale ipotesi, ovvero l’introduzione dell’obbligo di test negativi in aggiunta all’esibizione del super green pass, anche la possibilità di portare da 5 a 4 mesi lo scarto tra seconda e terza dose di vaccino, ma sul punto occorrerebbe necessariamente il parere scientifico dell’Aifa che al momento manca.
Tra le ipotesi in discussione oggi vi potrebbe essere anche quella dell’estensione dell’obbligo vaccinale che, va ricordato a beneficio di quanti oggi sostengono non sia applicabile, nel nostro paese viene già previsto per ormai molte categorie di persone: dal personale che lavora in ambito sanitario, ivi compresi gli amministrativi, passando per i militari, le forze dell’ordine ed anche il personale scolastico. L’idea di estenderlo ad altre categorie di lavoratori potrebbe coinvolgere coloro che svolgono mansioni a stretto contatto con il pubblico, ma la questione resta eventualmente ancora da definire nel dettaglio. Ipotesi in fondo non troppo dissimile, ma certamente molto più drastica, di cui pare si stia discutendo tra gli esponenti di governo italiano, sarebbe quella che prevederebbe l’introduzione dell’obbligo di super green pass in qualsiasi luogo di lavoro. In sostanza si tratterebbe di introdurre una sorta di obbligo vaccinale esteso a tutti i lavoratori, poiché a quel punto il green pass base da tampone negativo risulterebbe insufficiente per avere accesso al proprio luogo di lavoro e perciò solo i vaccinati (o i guariti da Covid) potrebbero lavorare.

L C

Fonti: https://www.veronasera.it/