Le persone in condizione di povertà sanitaria aiutate dalla Regione Veneto

Per tutte le persone in condizione di povertà sanitaria, nella Regione Veneto, è stato avviato un nuovo piano sperimentale, che si incentra soprattutto ad agevolare l’accesso alle cure, attraverso forme di collaborazione con Enti del Terzo Settore, mediante specifiche convenzioni. Tra le istanze più innovative, la creazione di ambulatori distrettuali di prossimità e di ambulatori mobili con l’impiego di personale medico e infermieristico volontario direttamente degli Enti stessi.
“In una società come la nostra – evidenzia l’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, che ha fatto approvare in Giunta una apposita delibera – ai più può sembrare impossibile che ci siano persone con un reddito non sufficiente a provvedere alle esigenze legate alla salute. Invece è così. In più si sta creando una fascia di nuovi vulnerabili, perché il Coronavirus, le restrizioni e la crisi economica innescata da quella sanitaria hanno ulteriormente peggiorato le condizioni della popolazione più fragile. E’ un dovere civico e morale pensare a loro, e se questa sperimentazione avrà successo, come sono convinta, la si potrà allargare e potenziare”.
Con lo sviluppo della pandemia Covid-19 la situazione si è decisamente aggravata e, come dice l’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria del Banco Farmaceutico, le persone povere spendono il 63% del loro budget sanitario mensile per acquistare farmaci da banco (non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale) e solo 3,77 euro per le altre cure necessarie, compresa la prevenzione.
Per quanto riguarda gli Ambulatori Distrettuali di Prossimità, gestiti da infermieri e medici volontari, sono previste cure ambulatoriali essenziali, ancora che continuative per malattie e infortunio in forma gratuita come tipo la medicina di base, possibili visite specialistiche, e l’indispensabile per una prima diagnosi finalizzata a una presa in carico, da definirsi in sede di convenzione tra Enti del Terzo Settore e Regione Veneto.
Gli Ambulatori Mobili prevederanno l’istituzione a livello provinciale e consentiranno di intercettare una potenziale domanda che difficilmente si rivolgerebbe a un ambulatorio fisso centralizzato. Forniranno un servizio sanitario di base, tipico dello studio del medico di famiglia e lavoreranno per dare un servizio di orientamento sanitario in grado di intercettare situazioni di vulnerabilità e/o di disagio.
Molte saranno le persone possibili destinatarie delle iniziative. Ad esempio tra questi, le persone anziane e sole, donne in gravidanza, nuclei monoparentali, disabili con particolari patologie, migranti, stranieri regolarmente soggiornanti, genitori con figli minori, cittadini europei senza Tessera Europea di Assicurazione Malattia, cittadini senza dimora o privi di residenza, cittadini che transitano verso altre nazioni.

L C

Fonti: https://www.mattinodiverona.it/