Coronavirus e il fenomeno del “gaming ” legato al web.

Con l’avvento del COVID19  e la conseguente chiusura necessaria nelle nostre case, il tempo non passa mai, così molti lo  trascorrono in internet, giocando in rete o da soli.

Il gaming è sempre più diffuso e in particolare sta colpendo i più giovani. “La fidelizzazione al gioco avviene in tenera età”, spiega la psicologa Giuliana Guadagnini, esperta di psicopatologie legate alla diffusione di internet e dei videogiochi. “È un avvicinamento molto innocuo, che però permane nel tempo.

Quando i genitori non hanno la possibilità di badare ai figli li mettono davanti allo smartphone o al tablet: una volta il ruolo babysitter era delegato alla televisione, ora ci sono i videogiochi”.Quando questi bambini crescono, il passo verso la dipendenza da internet (internet addiction) e videogioco (gaming addiction) o il gioco d’azzardo ( ludopatia) potrebbe non essere poi così lungo.

“Si inizia con giochini semplici, poi si passa a videogiochi più elaborati, che richiedono sempre più capacità e soldi per superare il livello”, racconta Guadagnini. “Poi ci sono i giochi in rete, in cui si gioca contro o insieme ad altre persone collegate sul web.

La dott.ssa Tiberio Annalisa pedagogista e Ass all’ Istruzione del Comune di Villafranca è preoccupata e lancia l’allarme ai genitori..”Sempre di più, e lo confermano anche ricerche internazionali, si arriva anche in giovane età ai poker e ai giochi d’azzardo online: senza neanche rendersene conto spesso, si è entrati nel tunnel…perché quando siamo on line intanto perdiamo la percezione del tempo e spesso è l’obiettivo di arrivare a vincere” I ragazzini usano la carta di credito dei genitori o dei nonni per andare avanti negli step
di gioco, “In questo modo non hanno la percezione di spendere soldi veri o stesso problema che poi hanno molti adulti quando acquistano o giocano on line con carta di credito perdendo con la moneta virtuale la percezione della spesa “…afferma la dott.ssa Tiberio.

Esiste tra le varie patologie uno stadio estremo di dipendenza da internet e da tutto ciò che è on line è il cosiddetto fenomeno degli hikikomori (anoressici sociali): si tratta di ragazzini che stanno sempre chiusi in casa nella loro stanza e che vivono solo attraverso a internet: “Ci accorgiamo di questi casi spesso perché smettono anche di andare a scuola”, racconta Guadagnini. “Fanno amicizia su internet, si innamorano su internet, vedono film e serie e chattano… Alcuni non mangiano più, altri invece prendono molto peso per cui abbiamo anche una comorbilità (un insieme di patologie nello stesso individuo) con i disturbi del comportamento alimentare oltre a tutto il resto”.

Ma le insidie si nascondono anche nelle chat di gioco, dove i giovani conoscono nuovi amici virtuali. Esiste il “baiting” che consiste nel prendere di mira utenti, nello specifico principianti , in ambienti virtuali di gruppo (es: chat, game) facendoli diventare oggetto di discussioni aggressive attraverso insulti e minacce per errori commessi dovuti all’ inesperienza; oppure attraverso le chat di gioco si può essere vittime di “grooming”.

Il grooming è l’ adescamento online tramite chat e social network in cui un cyber pedofilo
individua una vittima instaura una relazione dapprima apparentemente amicale poi sempre più confidenziale ed intima per poi sfruttarla ai fini sessuali, può essere un lento processo interattivo o fatto di chat veloci, attraverso cui il cyber predatore entra a far parte del mondo psicologico della vittima per entrare poi anche in quello reale.

Ci sono anche social network solo per gamers, ad esempio una di queste, dove i giocatori di tutto il mondo chattano e parlano dei videogiochi, si scambiano consigli e si vedono in webcam o visualizzano da remoto anche il monitor del pc dell’altro giocatore…

Il mondo adulto in genere spesso non sa neppure dell’esistenza di tutte queste possibilità sempre accessibili…. afferma Guadagnini , oltre a questo c’è il rischio di non sapere chi c’è dall’ altra parte a guardare, magari il bambino che gioca è a petto nudo o con le mutandine in camera sua a giocare.
In un contesto in cui i ragazzini passano sempre più tempo collegati in rete, come ci si può difendere da questi pericoli? Secondo Giuliana Guadagnini, per prima cosa i genitori dovrebbero avere una coerenza educativa, ci devono essere regole condivise con chiare sanzioni o ricompense se il comportamento è consono alle regole condivise, ad esempio fissare degli orari al di fuori dei quali al bambino sia vietato usare il cellulare o il tablet. Se fa i capricci nel momento in cui trasgredisce è fondamentale essere coerenti e mantenere quanto regolamentato e spiegato: i ragazzini devono capire che le loro azioni hanno delle conseguenze, questo serve a responsabilizzarli”.

E’ importante essere autorevoli, farsi ascoltare, spiegare, esprimersi in modo preciso non vago e generico…è importante che i genitori siano convinti che ai bambini servono le regole chiare precise semplici ed adeguate a ciascuna età…molto spesso i genitori d’oggi confondono autorevolezza con autorità eccessiva mixata ad affettività e permissivismo incoerente, e inconsapevolmente perdono il loro ruolo.

Altra cosa che ritengo fondamentali è essere corretti e coerenti come adulti è importante essere dei modelli non possiamo imporre o chiedere cose che noi non facciamo.

Rispetto ai videogiochi la psicologa consiglia anche di acquistare videogiochi adatti all’  età del bambino e prediligere specie per i piccoli quelli offline da quelli online, giocando su internet solo in compagnia dei genitori o dei fratelli.

Un’altra cosa importante è che bambini e giovani mantengano il contatto con la realtà, passando più tempo fuori casa, in giro con gli amici o a fare sport.

L’Ass. Tiberio dichiara “Dev’essere chiaro che ci sono delle priorità: prima bisogna mangiare, fare i compiti, lavarsi… poi si può giocare, giocare deve essere un qualcosa di ricreativo divertente e non sconfinare in ludopatia.

Il ragazzo dipendente da videogame, perde il contatto con la realtà, coinvolto da tempi e obiettivi del gioco: non ha più controllo sul giocare che sembra diventare una priorità assoluta persino più importante di mangiare e dormire lavarsi e anche se può essere fonte di conseguenze negative .
Spesso ci vuole tempo prima che i genitori capiscano che il figlio ha un problema di dipendenza: “All’inizio notano gli sbalzi d’umore, ma non sempre danno peso alla cosa”, continua Guadagnini. “a volte quando si rendono conto che manca del denaro fanno due più due, ma spesso è troppo tardi: i bambini hanno già sviluppato un rapporto affettivo con il loro device e toglierglielo diventa quasi impossibile.

Attenzione quindi a sintomi psicofisici quali irrequietezza, malumore, pensieri ossessivi , incapacità di concentrarsi sulle altre attività che sono importanti…. I sintomi della dipendenza possono verificarsi attraverso stati di ansia, attacchi di panico, problemi del sonno, sogni riguardanti i videogiochi, incubi e tremori, problematiche psichiche con anche scollamento dalla realtà.

Ricordo che però passare molte ore sui videogiochi non è di per sé indice di una dipendenza, soprattutto se l’accesso è frequente ma frammentato e non continuo,
cerchiamo di essere educatori educativi e non ansiosi.

Il consiglio – conclude la dott.ssa Tiberio – è quello di rivolgersi subito a uno psicologo o uno psicoterapeuta ed anche al pediatra o medico di base , che inizi un percorso col bambino/ragazzo ma anche coi genitori:
“Tutta la famiglia deve mettersi in gioco. ….potrebbe essere necessario anche requisire il telefono e staccare il wi-fi….. ma per educare facendo capire che lo si fa per il suo bene ogni azione disciplinare deve essere connessa all’ obiettivo che si vuole ottenere tramite dialogo costruttivo con motivazioni chiare concrete coerenti ed oggettive. Siamo davanti a nuove sfide educative …

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