Come l’ambiente in cui viviamo influisce sulla nostra salute mentale.

 Come l’ambiente in cui viviamo influisce sulla nostra salute mentale.

 Il gruppo ʺRadici dei Dirittiʺ dell’ateneo veronese e l’associazione Il Carpino, con il patrocinio dell’università di Verona, promuovono, nell’ambito del progetto Fondo Alto Borago e della difesa dell’ambiente del territorio veronese, una Lectio magistralis di Vittorino Andreoli, noto psichiatra e scrittore veronese.

La lezione avrà inizio alle ore 9 di sabato 6 novembre e si terrà nell’aula T2 del Polo Zanotto.

Dopo i saluti di Matteo Nicolini, referente del Magnifico Rettore per la sostenibilità ambientale, e di Carlo Rugiu, presidente dell’Ordine dei medici veronesi, verrà introdotta da Mario Spezia, presidente dell’Associazione promozione sociale “Il Carpino”, una conferenza sul rapporto fra ambiente e salute mentale, tema raramente trattato nonostante incida pesantemente nella nostra vita di tutti i giorni. Riflettere sul rapporto che esiste fra il nostro stare bene, sia fisico che mentale, e l’ambiente in cui viviamo, apre delle prospettive alle quali raramente si pensa. Spesso, infatti, si tende a limitare il contatto con l’ambiente alla gita domenicale o alle ferie estive, rischiando di trascorrere quasi tutta la vita in un contesto ambientale artificiale, cioè costruito dall’uomo, un contesto che non ha quasi più nulla di “naturale”.

Vittorino Andreoli, nella sua lectio, riporterà l’attenzione sull’essere umano, su come la vita, la salute mentale, e ʺla gioia di vivereʺ siano intimamente connesse con l’ambiente in cui viviamo e, proprio per questo, sia necessario salvaguardarlo.

“Questo modello di vita sta portando sempre più velocemente verso conseguenze che tutti gli scienziati definiscono catastrofiche, spiega Roberto Leone, del gruppo Radici dei diritti e già docente di ateneo. Il problema è che si tende a porre l’attenzione sui danni che i cambiamenti climatici stanno provocando al pianeta, non prendendo in considerazione l’urgenza dei danni percepiti dall’umanità stessa. La prospettiva cambia se pensiamo che a determinate conseguenze dovremo far fronte noi in prima persona e soprattutto che questo deterioramento irreversibile avrà un impatto molto forte sulla vita dei nostri figli e delle generazioni future”.

Il secondo appuntamento, sempre nell’ambito del progetto Fondo Alto Borago, è in programma per sabato 20 novembre, con un gemellaggio con gli indios della riserva Ukumari Kankhe.

L’iniziativa si concluderà poi sabato 27 novembre con l’incontro “Storia, prospettive e valorizzazione del Fondo Alto Borago”.

G.R.