Il disagio socio-economico nella città di Verona e nel suo territorio è stato tracciato oggi dal Comune in collaborazione con Istat. L’iniziativa pilota a livello nazionale è nata per offrire a istituzioni, amministratori, manager, professionisti e cittadini una lettura nitida delle dinamiche locali e degli strumenti utili a orientare policy pubbliche mirate sul territorio. Questi strumenti forniranno ai policy maker chiavi di lettura fondamentali per individuare le aree di maggiore vulnerabilità e sviluppare politiche mirate a sostegno della rigenerazione dei territori.
“Nel nostro Paese – ha introdotto i lavori, il sindaco Damiano Tommasi, capita spesso che la gestione concreta, immediata e quotidiana dei problemi ricada sulle amministrazioni comunali, indipendentemente dal fatto che le norme e le risorse siano a livello regionale o nazionale. I comuni sono il primo interlocutore dei cittadini e questo porta ad avere un approccio diverso alle questioni da affrontare. L’incontro di oggi aiuta a orientare le scelte politiche non sul sentimento o sulle mode mediatiche, ma su risposte concrete a domande concrete. Come amministrazione abbiamo sempre lavorato in un’ottica di rete: istituzioni, cittadini, aziende, privati, chi vive Verona ogni giorno o per un giorno. Questa rete è il contesto reale in cui si muove la città”.
I dati elaborati da Istat risalgono al 2021. “Ora stiamo pianificando – continua il Sindaco – il nuovo Piano di Assetto Territoriale, che andrà oltre la durata del mandato amministrativo. Avere una visione di lungo periodo è essenziale, così come lo è ricevere dati aggiornati e leggibili da parte dell’Istat, affinché sindaci, assessori, dirigenti e funzionari possano dare risposte puntuali ai cittadini. Sono orgoglioso che Verona sia la città da cui parte questo percorso. Un’analisi chiara dei numeri può anche aiutare a riavvicinare i cittadini alla politica. Questo lavoro non finisce oggi: ci aiuterà a trasformare questi numeri in strumenti utili e in una visione di lungo respiro per il nostro Piano di Assetto Territoriale”.
Dopo la relazione del direttore centrale di Sistan e territorio (Istat), Matteo Maziotta,di Saverio Gazzelloni, direttore centrate delle Statistiche Demografiche e del Censimento della popolazione (Istat), ha spiegato come “Lo stato di salute della città è buono, ma questa analisi ha permesso un passo avanti importante: distinguere le zone di Verona a livello subcomunale e confrontarle con i comuni della cintura attraverso indicatori su occupazione, disagio familiare, demografia e abitazioni. Il progetto nasce da una collaborazione stretta con i comuni, che ha permesso di scegliere insieme sia gli indicatori sia le aree da osservare. Le mappe prodotte evidenziano con immediatezza tre-quattro zone della città che richiedono particolare attenzione. Inoltre, il metodo permette di confrontare il disagio di Verona con quello di altre città italiane. Gli indicatori mostrano problemi legati a denatalità, forte invecchiamento e conseguente aumento della dipendenza strutturale, oltre a differenze significative nel mercato abitativo: molti alloggi non occupati nei comuni del nord dell’ambito e più affitti a Verona e nei comuni del sud”.
Debora Tronu, della Direzione centrale delle Statistiche demografiche e del Censimento della popolazione (Istat) ha tracciato le condizioni del disagio socio-economico scaligero a livello sub-comunale.
L’indice composito esprime come aree sub-comunali con disagio minore Santa Maria in Stelle e Valdonega e come area a disagio maggiore Veronetta. Scendendo nel dettaglio, Veronetta soffre maggiormente sia per persone in famiglie a basso reddito equivalente (19,9% contro una media territoriale del 13,7%), per persone in famiglie senza occupati o percettori di pensione da lavoro (11,9% a fronte di una media cittadina del 7,4%) e per 25-64enni con occupazione non stabile (20,9% contro una media veronese del 16,4%). Quanto al disagio socio-economico giovanile in città, i 15-29enni che non lavorano sono il 17,5% con un picco del 20,7% nel quartiere di Santa Lucia. Più bassa la percentuale degli studenti che abbandonano o ripetono l’anno pari a una media del 7,3% che sale al 13,7% a Mizzole e scende al 2,2% in Valdonega.
E’ seguita poi una tavola rotonda sulle “Statistiche per il cambiamento. Contrastare il disagio con politiche del territorio basate sui dati”: vi ha partecipato, Luisa Ceni, Assessora Politiche Sociali e Abitative, Terzo Settore e Ambito Territoriale Sociale (ATS) del Comune di Verona, che ha sottolineato come “I dati raccolti, molto dettagliati, offrono una lettura precisa del territorio e permettono a chi governa di prendere decisioni fondate. Verona nel complesso sta bene, ma questi strumenti aiutano a mirare meglio le politiche, soprattutto quelle sociali che riguardano non solo la città ma l’intero ambito territoriale dei 36 comuni oggi coinvolti (e che in futuro sarà ridimensionato). L’analisi quindi non si limita ai confini comunali, ma considera un’area più ampia con esigenze diverse. Dai dati emerge il carattere attrattivo della città: cresce la domanda di servizi e soprattutto di abitazioni, tema su cui l’amministrazione mantiene grande attenzione anche a livello nazionale. Tra i fattori che incidono maggiormente sul disagio compaiono la denatalità, l’invecchiamento e l’aumento delle persone che vivono sole. Questo si riflette anche sulle abitazioni, che in molte zone risultano vuote o sotto-occupate. Avere una lettura così dettagliata aiuta a capire dove intervenire e orienta anche la costruzione del nuovo PAT, che deve progettare la città del futuro. Il dato sociale va analizzato perché la città si progetta a partire dalle persone e dai loro bisogni reali. Verona presenta situazioni molto diverse tra i quartieri e lo stesso vale per la provincia; per questo servono strumenti che garantiscano servizi adeguati ovunque, in linea con i Leps, i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali. Come comune capofila dell’Ambito Territoriale Sociale, Verona deve guidarne le politiche dell’ambito e garantire continuità territoriale. Per farlo è indispensabile conoscere bene il territorio. I dati incrociati sono ciò che ci consente di farlo”.
Sono poi intervenuti Flavio Massimo Pasini, Presidente della Provincia di Verona, sul ruolo della Provincia come ente di coordinamento sovra-comunale rispetto alla policy territoriale in raccordo fra i diversi comuni; Felice Nava, Direttore dei Servizi Socio-sanitari dell’Azienda ULSS9 Scaligera, sulla programmazione integrata socio-sanitaria (ATS), in considerazione dei bisogni emergenti (invecchiamento demografico, dipendenze, disabilità, solitudine) nell’ottimizzazione dell’erogazione dei servizi sul territorio provinciale, in stretto raccordo con i Servizi Sociali comunali; Andrea Cutillo di Istat, dirigente del Servizio sviluppo e valorizzazione tematica del sistema integrato dei registri; Girolamo D’Anneo, Presidente dell’USCI Unione Statistica dei Comuni Italiani, sul valore aggiunto di tavoli di lavoro congiunti Comuni (USCI) – ISTAT nell’ambito del Sistema Statistico Nazionale e la crucialità di dati a livello sub-comunale per le politiche di prossimità.













