Coronavirus: tutto cominciò un anno fa.

Coronavirus: tutto cominciò un anno fa.

All’inizio la Cina sembrava lontana migliaia di chilometri.  Poi abbiamo scoperto che il virus era ormai dentro casa nostra.

Cominciò così un anno fa.

Con la positività al virus del paziente 1 di Codogno, con i 55 italiani rientrati da Wuhan, città della Cina, con la coppia di turisti cinesi ricoverati a Roma.

Dodici mesi  sono trascorsi dalla sera del 20 febbraio 2020, quando all’ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone fatto a Mattia Maestri.

Il 38enne ricercatore di una multinazionale con base a Casalpusterlengo risultò positivo al Sars-CoV2.

In un attimo si è trasformato nel paziente 1.

 Laura Ricevuti, medico dell’ospedale di Codogno, in servizio quel giorno di un anno fa quando è stato scoperto ufficialmente che da Wuhan era arrivata quella strana polmonite di cui poco si sapeva. La dottoressa è stata, insieme alla collega rianimatrice Annalisa Malara, la prima a seguire Mattia Maestri inizialmente ricoverato nel reparto di medicina dove lei era di turno.

Di quei momenti ricorda “la grande preoccupazione per questo paziente giovane, sportivo che peggiorava rapidamente. Prima che venisse intubato gli avevo somministrato ossigeno ad alto flusso e poi l’ho inviato a fare la Tac”.

“Da un lato non ci credevo perché, come molti, pensavo che la Cina era lontana e quindi che difficilmente il virus ci avrebbe colpito, dall’altro è cominciata a crescere la preoccupazione. Ho avuto paura anche per me stessa, in quanto quella mattina visitavo solo con mascherina e guanti”.

Solo dopo aver disposto il primo tampone, quello di Mattia Maestri, in quel piccolo ospedale della Bassa Lodigiana sono scattate le misure di sicurezza e sono stati distribuiti i dispositivi di protezione.

“In quegli attimi pensavo a me e alla mia famiglia, al pericolo per i malati ricoverati e per i loro parenti e al personale spaventato quanto me”.

“In molti si sono presto ammalati e anch’io sono uscita dai giochi subito. Avevo la febbre. Prima sono stata da sola e ‘disperata’ nell’appartamento che ho preso in affitto a Codogno, poi sono stata ricoverata in isolamento nel reparto di malattie infettive del San Matteo di Pavia, la mia città.”

Laura Ricevuti non nega “la paura, anzi il terrore di finire intubata in rianimazione o di poter contagiare i suoi famigliari. L’ho presa davvero male”.

Riguardando indietro, ritiene “di aver fatto tutto il possibile per quel paziente”. Ho seguito il percorso giusto e in tempi rapidi – dice – e ritengo che sia stato fatto un perfetto lavoro di équipe. Insomma la catena ha funzionato!”

Però, e parla “con il senno di poi”, avrebbe potuto essere “un po’ meno disperata e stressata e più positiva. Ma questa – ammette – è una malattia anche alienate, disumanizzante”.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione della celebrazione alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha rivoltoa nome di tutti gli italiani, un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario, oltre che la “commossa vicinanza ai familiari dei caduti per la salvaguardia della salute di tutti.

Ed ha sottolineato che “il sistema sanitario nazionale, pur tra le tante difficoltà, sta fronteggiando una prova senza precedenti e si dimostra più che mai un patrimonio da preservare e su cui investire, a tutela dell’intera collettività“.

Ma a nessuno sfugge che il virus è ancora un feroce nemico.

G.R.

fonte:https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2020/02/21/speciale-coronavirus-un-anno-di-pandemia-tutto-comincio-a-codogno