I valori di pace di Enzo Melegari ispirano anche il Comune di Verona

03/12/2022 Verona commemorazione piazza orti di Spagna, il baleno, ricordo di Enzo Melegari Photo Giorgio Marchiori
C’è un’inquietudine che ci attraversa perché, dovunque volgiamo lo sguardo, troviamo segnali di un mondo troppo squilibrato”.

Enzo Melegari, primo obiettore di coscienza a Verona, tra i primi in tutta Italia e testimone di pace, è scomparso vent’anni fa, nella notte del 10 luglio 2002.
Dopo più di vent’anni, le sue parole risuonano oggi più che mai attuali, dense, stimolo a proseguire nell’impegno verso la non violenza e l’accoglienza reciproca.
Pronunciati per bocca dell’attrice veronese 
Francesca Botti, accompagnata dal musicista Paolo Marocchio, in occasione della serata di ricordo promossa dall’Ong Progettomondo presso la Casa di quartiere Baleno agli Orti di Spagna, gli scritti di Enzo sono arrivati direttamente al cuore dei molti presenti.

“Ricordiamo Enzo per rinnovare l’impegno ancora più impellente per la pace e contro le guerre”, ha dichiarato il presidente di Progettomondo, Mario Mancini, in apertura dell’evento. “Il suo messaggio e le parole che ci ha lasciato sono ciò su cui continuiamo a impegnarci, indicatori della strada per la pace e l’affermazione dei diritti umani”.

Enzo è sempre stato un uomo di pace, convinto che “non sono le cortine che salvano i popoli, ma la solidarietà, la comunicazione, l’avere un bene comune da coltivare”.
“Senza grandi investimenti di cittadinanza – affermava – non ci sarà nemmeno sviluppo sostenibile”, e invocava la Responsabilità Umana, nella consapevolezza di vivere in un unico mondo.

Il contributo all’evento da parte del Comune di Verona, arrivato dall’assessorato alle politiche giovanili, conferma tuttora la volontà di sostenere la memoria e le idee di chi ha promosso sempre la difesa dei diritti.

Nel 2004, proprio in memoria di Enzo e dei suoi valori, era stato istituito il premio “Verona Municipio dei Popoli”. Nel 2007 ci fu la prima delibera di giunta dell’amministrazione Tosi ha cancellato l’iniziativa che aveva premiato la missionaria laica e medico Chiara Castellani, quindi don Luigi Adami, parroco di San Zeno di Colognola, impegnato per il pluralismo socio-culturale, e infine il vescovo di Locri monsignor Giancarlo Bregantini, per il suo intervento contro la piaga della criminalità organizzata.
“Enzo testimonia la storia di Verona nella cooperazione internazionale, ha radici profonde e bisogna tornare a valorizzarla”, ha specificato l’assessore alle politiche giovanili
Jacopo Buffolo. “È bellissimo trovarsi a discutere con uno sguardo aperto sul mondo, i cambiamenti, il riscatto sociale dei giovani. Vogliamo portare avanti il testimone, specie ora che il tema della nonviolenza e della pace è più importante che mai, per la guerra ai confini con l’Europa ma anche per le tante guerre spesso dimenticate che ci sono nel mondo e che aumentano diseguaglianze e colpiscono fasce più deboli. A breve partirà il progetto del servizio civile anche in Comune, un percorso che deve essere fondamentale anche per aumentare le sensibilità dei giovani”.
Enzo è stato ricordato dalla volontaria di Progettomondo,
 Emilia Ceolan, la quale ha rievocato i suoi progetti in Brasile, in Nicaragua, in Italia. Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, conobbe personalmente Enzo e lo considera un maestro, “un fratello maggiore”. Il giornalista dell’Espresso Paolo Biondani, anche lui obiettore di coscienza, a partire dal fascicolo Panama Papers, ha sottolineato il rapporto fra diseguaglianze economiche, democrazia e diritti umani.

Infine toccante l’intervento della giovane vicepresidente del consiglio comunale di Verona Veronica Atitsogbe. “Sono una donna nera, di seconda generazione e la mia elezione ha rappresentato un evento storico che ha dato speranza a molte persone nella mia condizione”, ha evidenziato. “Bisogna partire dal nostro piccolo, con l’idea che ognuno di noi è promotore di cambiamento. Un piccolo gesto, che per me è stata una grande conquista, ha fatto sì che io stessa abbia portato speranza a tanti giovani di seconda generazione. Non tutti sono riconosciuti come cittadine e cittadini italiani e non possono votare né sentirsi riconosciuti. Abbiamo la responsabilità di portare avanti le voci di chi non ha le nostre stesse possibilità”.

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L C