Nell’aeroporto Catullo di Villafranca trovati due corni di rinoceronte

Grazie agli agenti della Polaria è stato effettuato nei giorni scorsi a Verona un insolito ed eccezionale ritrovamento. In uno zaino abbandonato in parcheggio low cost dell’aeroporto Valerio Catullo di Villafranca di Verona sono stati trovati due corni di rinoceronte. Un recupero davvero unico per il territorio scaligero, i cui dettagli sono stati comunicati martedì 12 ottobre dal vicequestore e dirigente della polizia di frontiera aerea di Verona Roberto Salvo e dal tenente colonnello a capo del nucleo Cites dei carabinieri forestali di Verona Luca Zuccoli Bergomi.
La scoperta dei due esemplari di corno è avvenuta in merito alla segnalazione del personale di vigilanza dell’aeroporto di Villafranca, che aveva scovato la rete di recinzione di un parcheggio tranciata. Gli operatori della Polaria essendo giunti sul posto hanno trovato, vicino alla rete dilaniata e ad un’automobile con targa inglese, uno zaino con la cerniera aperta. All’interno dello zaino sono stati ritrovati i due corni, uno più piccolo ed uno più grande. Così è stata subito attivata una collaborazione con il Cites dei carabinieri forestali di Verona, il quale ha confermato che i due corni erano proprio di rinoceronte ed erano originali.
Il corno più piccolo è di 496 grammi, mentre quello più grande ha un peso di 1,647 chili; perciò il peso complessivo del ritrovamento è di 2,143 chili ed il suo valore nel mercato nero è altissimo. Il prezzo di un corno può oscillare tra i 25mila e i 200mila euro. Il suo valore è venduto in polvere e questo aumenta, perché la polvere di corno di rinoceronte può essere venduta anche a 65mila euro al chilo. Il suo commercio è chiaramente illegale. Infatti il rinoceronte è una specie animale protetta perché a rischio estinzione a causa del bracconaggio. Leggi nazionali, europee e convenzioni internazionali, però, non hanno messo fine al commercio clandestino, soprattutto della polvere ricavata dai corni di rinoceronte. Polvere utilizzata nella medicina tradizionale orientale in quanto considerata miracolosa e afrodisiaca. La maggiore domanda di questa polvere ha origine dai paesi asiatici, soprattutto dal Vietnam e Cina, e la richiesta ne ha fatto aumentare il valore, rendendolo superiore a quello della cocaina o dell’oro.
I corni scoperti all’aeroporto Catullo sono stati analizzati a fondo dagli uomini del Cites, che hanno sottolineato che i due esemplari erano molto lucidi e in un eccellente stato di conservazione, anche perché trattati con delle sostanze particolari. Questo dettaglio ha orientato gli investigatori a ritenere più che valido il fatto che i due corni siano stati rubati da qualche museo o collezione privata. Un’ipotesi avvalorata dai dati sui furti di corni di rinoceronte, che dal 2011 sono in forte aumento nell’Europa intera; ma soprattutto dal materiale trovato nella Ford C-Max con targa inglese parcheggiata vicino al luogo in cui è stato trovato lo zaino contenente i corni. «L’auto è stata trovata con un finestrino posteriore rotto e al suo interno sono stati trovati arnesi per lo scasso, un generatore di corrente, funi e una serie di targhe inglesi di autoarticolati – ha delucidato Roberto Salvo – Presumibilmente ci troviamo di fronte ad un’organizzazione criminale ben organizzata, su cui stiamo ancora indagando. È probabile che uno o più soggetti connessi a questa organizzazione volesse recuperare i due corni, oppure li volesse rubare. Gli ignoti hanno forzato la recinzione per entrare nel parcheggio, hanno rotto il finestrino e hanno preso lo zaino. Non abbiamo trovato nessun’altra auto danneggiata, quindi sono andati a colpo sicuro. Qualcosa però è andato storto e i ladri sono dovuti fuggire lasciando lo zaino per terra».
Le indagini accurate della Polaria di Verona e del Cites puntano ad identificare gli autori del furto, ma anche a risalire al luogo da dove i due corni potrebbero essere stati trafugati. «Per ora i due esemplari sono sotto sequestro e sono conservati dai noi del Cites – ha continuato Luca Zuccoli Bergomi – Dopo la confisca, sarà poi la commissione scientifica del Cites a stabilire dove potranno essere esposti, se non si riuscirà a trovare il legittimo proprietario».

L C

Fonti: https://www.veronasera.it/